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Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo

Francesco Filippi
pubblicato da Bollati Boringhieri

Prezzo online:
12,00
Disponibilità immediata. la disponibilità è espressa in giorni lavorativi e fa riferimento ad un singolo pezzo
24 punti carta PAYBACK
Prodotto acquistabile con Carte Cultura, 18App e Carta Docente

Dopo oltre settant'anni dalla caduta del fascismo, mai come ora l'idra risolleva la testa, soprattutto su Internet, ma non solo. Frasi ripetute a mo' di barzelletta per anni, che parevano innocue e risibili fino a non molto tempo fa, si stanno sempre più facendo largo in Italia con tutt'altro obiettivo. E fanno presa. La storiografia ha indagato il fascismo e la figura di Mussolini in tutti i suoi dettagli e continua a farlo. Il quadro che è stato tracciato dalla grande maggioranza degli studiosi è quello di un regime dispotico, violento, miope e perlopiù incapace. L'accordo tra gli studiosi, che conoscono bene la storia, è piuttosto solido e i dati non mancano. Ma chi la storia non la conosce bene - e magari ha un'agenda politica precisa in mente - ha buon gioco a riprendere quelle antiche storielle e spacciarle per verità. E il meccanismo delle fake news, di cui tanto si parla in relazione a Internet; ma è anche il metodo propagandistico che fu tanto caro proprio ai fascisti di allora: «Dite il falso, ditelo molte volte e diventerà una verità comune». Per reagire a questo nuovo attacco non resta che la forza dello studio. Non resta che rispondere punto su punto, per mostrare la realtà storica che si cela dietro alle «sparate» della Rete. Perché una cosa è certa: Mussolini fu un pessimo amministratore, un modestissimo stratega, tutt'altro che un uomo di specchiata onestà, un economista inetto e uno spietato dittatore. Il risultato del suo regime ventennale fu un generale impoverimento della popolazione italiana, un aumento vertiginoso delle ingiustizie, la provincializzazione del paese e infine, come si sa, una guerra disastrosa. Basta un'ora per leggere questo volume, e sarà un'ora ben spesa, che darà a chiunque gli strumenti per difendersi dal rigurgito nostalgico che sta montando dentro e fuori il chiacchiericcio sguaiato dei social. Prefazione di Carlo Greppi.

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Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo alfalambda1963

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voto 5 su 5 Nella sezione introduttiva (pag XII) lautore definisce il proprio libro agile, a tratti giustamente canzonatorio ma serissimo e involontariamente già da la misura qualitativa della sua opera: una analisi storica se serissima non può essere canzonatoria e men che meno giustamente canzonatoria. Che il libro fosse caratterizzato da una visione di parte era quindi prevedibile, ma una faziosità a questo livello e il deliberato ricorso a esposizioni fuorvianti quando non a vere e proprie falsità sono sinceramente ingiustificabili. Faccio qualche esempio limitandomi, solo per brevità, alle prime pagine. A pag. XIV si sostiene che per evitare di essere smascherato il fascismo aveva tappato la bocca a qualsiasi voce critica introducendo la pena di reclusione da uno a cinque anni in caso di offesa al Duce. Lautore però omette di dire che è esattamente la stessa pena prevista oggi in caso di oltraggio al Presidente della Repubblica (sono stati condannati per questo ad esempio Storace e prima di lui Guareschi), dobbiamo desumerne che in Italia oggi si vuole azzerare la critica politica? Nelle pagg. 8-10 si sostiene che la previdenza in Italia fosse di fatto previgente al fascismo, ma non si dice che quella antecedente al fascismo era una assicurazione individuale volontaria, in poche parole molto simile a quella che oggi chiameremmo una polizza individuale sulla vita e quindi distante anni luce dalla pensione che comunemente intendiamo oggi. Ciò a cui noi oggi pensiamo quando si parla il sistema previdenziale è invece un sistema collettivo di prestazioni pensionistiche e assistenziali basato su contributi obbligatori per lavoratore e datore di lavoro e gestito da un Ente statale di diritto pubblico con gestione tecnico amministrativa e conti finanziari autonomi rispetto alle casse dello Stato, e tutto questo è nato proprio con il fascismo. Per trovarlo nero su bianco basta banalmente visitare il sito dellINPS scoprendo anche che tra il 1927 ed il 1941 sono stati per la prima volta introdotti la copertura contro la tubercolosi, gli assegni familiari, lindennità di disoccupazione, la reversibilità pensionistica a favore dei superstiti ed altro ancora. Addirittura a pag.11 e 12 si arriva a sostenere che le riforme fasciste hanno causato la progressiva inefficienza dellINFPS trasformandolo in un grande dispensatore di stipendi con 8.000 dipendenti nel 1931, in pratica un carrozzone per assunzioni clientelari. Ebbene a quellepoca la popolazione italiana era di circa 41 milioni di persone, oggi la popolazione è cresciuta a circa 60 milioni e se lINPS oggi avesse proporzionalmente lo stesso numero di dipendenti e dovrebbe avere circa 12.000 dipendenti. Ne ha invece quasi 26.000, cioè più del doppio. Difficile, per non dire ridicolo, parlare di inefficienza fascista con questi numeri Non vado oltre solo per brevità, ma ovviamente il resto del libro non migliora né in affidabilità né in qualità dellanalisi. In sintesi: un imbarazzante esempio di pessimo libro che, per la palese infondatezza della gran parte delle affermazioni e per la deliberata intenzione di falsare la percezione del lettore, fornisce un esempio di come siano stati scritti alcuni pseudo libri di storia in circolazione e, ad una verifica anche solo superficiale, si rivela per quello che è e finisce con il rafforzare tesi opposte a quelle sostenute dellautore. Leggete Gentile o De Felice se volete veramente capire di cosa si parla.

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