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Intervista a Marcello Simoni in libreria con L’enigma dell’abate nero

L'enigma dell'abate nero - Marcello Simoni

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I suoi gialli storici sono tradotti in tutto il mondo: torna l’autore acclamato come “il Dumas del XXI secolo” e venduto in oltre un milione e mezzo di copie.

Una spia nascosta a bordo di una galea salpata dalla Provenza; un complotto ai danni del cardinal Bessarione, l’intellettuale più colto della cristianità d’Oriente e d’Occidente; le astuzie del ladro Tigrinus per recuperare la Tavola di Smeraldo, il pericoloso libro attribuito a Ermete Trismegisto: la Secretum saga trova una degna conclusione con L’enigma dell’abate nero, pubblicato, come già i precedenti capitoli, da Newton Compton Editori. Un intreccio dove saltano i confini tra feuilleton e romanzo storico, poliziesco e gothic novel, e rimane il piacere di abbandonarsi a una trama dal meccanismo semplicemente impeccabile.

 

Il “ladro gentiluomo” è un’intramontabile figura letteraria in bilico tra storia e leggenda. Tra Ghino di Tacco, Robin Hood e Arsenio Lupin, a chi sente più affine il “suo” Tigrinus?

A tutti e tre, direi, ma con un necessario distinguo: Tigrinus, in gioventù, fu educato dal Beato Angelico, quindi possiede una cultura, un concetto di morale e un senso della bellezza che lo “nobilita”, rendendolo diverso da tutti gli altri ladri. Come Ghino di Tacco, Robin Hood e Lupin si attiene a un “codice” che gli consente di rubare ma non di uccidere, di mentire ma non di tradire gli amici, di trasgredire alle regole ma non di infrangere un giuramento. È un proto-anarchico, l’uomo libero per eccellenza.

 

Dai fan del Trono di Spade ai neocrociati dell’alt-right statunitense, stiamo assistendo a un riuso e a un abuso di concetti e contesti medievali, tanto che c’è chi parla di weaponization, di trasformazione dell’età di mezzo in un’arma…

I concetti a cui allude non appartengono al Medioevo, ma a una sua banalizzazione. Il Trono di Spade, per esempio, è un fantasy, non realtà storica, e il motto “L’inverno sta arrivando” non è certo sinonimo dell’Apocalisse, che si nutre di una simbologia teologica ben diversa dalle paure descritte da Martin. Il vero Medioevo – quello di cui non si parla quasi mai – è un arco di mille anni in cui l’umanità sboccia a poco a poco, insieme ai comuni, alle università, alle parlate romanze e agli scriptoria monastici.

 

Finora ha ambientato i suoi romanzi soprattutto nel Medioevo, con alcuni excursus nel Seicento dell’inquisitore Girolamo Svampa e nella Firenze quattrocentesca della Secretum saga. In quali altre epoche ci trasporterà la macchina del tempo di Marcello Simoni?

Mi affascina l’epoca carolingia, che prima o poi farà da sfondo a una delle mie storie. Credo inoltre che visiterò ancora il Quattrocento, ma stavolta lontano dall’Italia. Inoltre provo una gran nostalgia per il Duecento del Mercante. Mi piacerebbe vestire di nuovo i panni di Ignazio da Toledo, che tanto mi ha portato fortuna. Grazie a lui sono diventato scrittore di professione. Essendo ormai trascorsi dieci anni dall’uscita del mio-suo primo romanzo, sarebbe bello dedicargli una quarta avventura.

 

L'autore

Marcello Simoni, Ex archeologo e bibliotecario, con il suo esordio narrativo Il mercante di libri maledetti ha vinto il Premio Bancarella. Per Newton Compton Editori ha pubblicato La biblioteca perduta dell’alchimista e Il labirinto ai confini del mondo, secondo e terzo capitolo della trilogia del famoso mercante; la trilogia Codice Millenarius Saga e la Secretum Saga.

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