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La cattiva strada di Paola Barbato

La cattiva strada - Paola Barbato


Paola Barbato, l'autirce de L'ultimo ospite, torna con un nuovo thriller: La cattiva strada che ti terrà col fiato sospeso e incollato alle pagine.

Preordinando il libro, fino al 31/05, ricevi in anteprima il primo capito per iniziare a gustare subito la nuova intrigante storia.


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Vi proponiamo un'intervista con all'autrice per conoscere meglio il suo nuovo libro.

D: La cattiva strada è il primo romanzo che scrivi la cui ambientazione è interamente reale. Dai luoghi che il protagonista attraversa, ai singoli minuscoli dettagli, come i
nomi degli autogrill in cui la storia è in parte ambientata. Come mai hai fatto questa scelta? 

R: Volevo che fosse una storia universale, che potesse venire letta da chiunque senza i vincoli del conosciuto, e nel contempo volevo che fosse estremamente realistica. L’ambientazione autostradale è stata in questo senso l’uovo di Colombo, proprio perché chiunque abbia viaggiato in autostrada ne riconosce i meccanismi ed è altrettanto vero che chiunque si ritrovasse nei luoghi frequentati da Giosciua saprebbe altrettanto facilmente ritrovarli. Imbastisco, insomma, una doppia familiarità per il lettore.

D: Questo tuo ultimo thriller, come il precedente, L'ultimo ospite, segna un piccolo grande cambiamento rispetto alla tua produzione precedente. L'inquietudine, sempre fortissima, è più psicologica che materiale e in parte è anche determinata dall'immaginazione dei personaggi, la violenza c'è ma è meno manifesta, scorre molto meno sangue. A che cosa pensi che sia dovuto questo cambiamento?

R: E’ una scelta consapevole, dovuta in primo luogo alla paura che ho sempre di “scrivermi addosso”. Non voglio raccontare tante declinazioni della stessa storia e non voglio nemmeno “imboccare” il lettore con meccanismi triti e ritriti.
Questo spostamento perfettivo è avvenuto in tutti i miei romanzi, tanto che il primo è senza dubbio il più grandguignolesco mentre quest’ultimo presenta una percentuale pressoché nulla di sangue. C’è poi una parte sperimentale cheriguarda proprio la tensione in sé, il fatto che per crearla basti pochissimo, non è necessaria una situazione eclatante per spaventare, basta un oggetto che cade nel silenzio. Mi incuriosiva esplorare anche quest’aspetto della tensione.

D: Una delle cose che amo maggiormente nel tuo modo di intendere e realizzare il thriller è la capacità di rendere terrificanti luoghi e oggetti che fanno parte della nostra vita quotidiana. Non hai bisogno di qualcosa di estremo per spaventarci, lo fai tranquillamente con un cellulare, un paio di occhiali o, come in questo caso, con un'autostrada con tutti i suoi annessi e connessi, e quindi autogrill, caselli autostradali e aree di sosta. Alcuni tra i luoghi più anonimi e confortanti della nostra vita. Come scegli questi luoghi/oggetti con cui spaventarci e perché preferisci che facciano parte della vita di tutti i giorni?

R: Perché la paura non ci è aliena, non è un elemento che non appartiene alla quotidianità, anzi. Basta l’inatteso, una persona che entra in una stanza quando non ce l’aspettiamo, un rumore improvviso. La paura è ovunque, ed è in quell’ovunque che si devono sviluppare le storie. Ovviamente è angoscianteimmaginarsi un personaggio in un ambiente assurdo, minacciato da cose che non abbiamo mai visto, ma è infinitamente peggio immaginarlo in un ambiente familiare minacciato da qualcosa che credevamo innocuo. Si innesca un genere di paura molto diverso, che non consente più di chiudere il libro e provare il sollievo di sapersi al sicuro, perché ci si ritrova esattamente in quell’ambiente che tanto ci aveva angosciato.

D: Il protagonista de La cattiva strada, Giosciua (il cui nome particolare ha ovviamente una spiegazione), è appassionato di film e ne cita spesso uno, che considera collegato a ciò che gli sta accadendo. Ti sei in qualche modo ispirata a quel film per questo romanzo? E quanto è importante la commistione di generi per la tua produzione letteraria?

R: L’universo è pieno di fonti, sarebbe sciocco abbeverarsi a una sola. Giosciua ha la passione per il cinema, senza distinzione di generi, spesso pensa a se stesso come a un eroe impavido ma altrettanto rapidamente fa associazioni con cartoni animati o film romantici. Il film che a un certo punto, giocoforza, inizia ad avere un’assonanza fortissima con la situazione in cui si ritrova, è un capolavoro a cui è impossibile non pensare se si parla di strade e di paura. Mi ha fatto piacere citarlo, ma si aggancia alla storia solo nella parte finale ed è, a tutti gli effetti, l’ultima speranza a cui il protagonista si aggrappa, visto che in quel film il “cattivo” viene sconfitto. La realtà è che c’è un’ulteriore pellicola che sottende tutta la storia e che ogni tanto risuona, quasi come una colonna sonora. Ma di quale film si tratti lo so solo io!

 

L'autrice

Chi è Paola Barbato
Classe 1971, è milanese di nascita, bresciana d’adozione, prestata a Verona dove vive con il compagno, tre figlie e due cani. Scrittrice e sceneggiatrice di fumetti, tra cui Dylan Dog, e di libri per ragazzi, ha pubblicato Bilico, Mani nude (vincitore del Premio Scerbanenco), Il filo rosso, Non ti faccio niente e L’ultimo ospite.
Con Io so chi sei, Zoo e Vengo a prenderti ha ideato la sua prima trilogia. Ha scritto e cosceneggiato per la Filmmaster la fiction Nel nome del male, con Fabrizio Bentivoglio.

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